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Luca 3,1-20

 

La missione del Precursore 

 

di Rosario Calò

Con il Vangelo secondo Luca possiamo compiere un itinerario che ci fa guardare alle cose essenziali, significative affinché la Parola che ci è data possa essere come il seme della parabola destinata a germogliare e crescere portando frutti (Lc 8,4-8). Luca, discepolo di Paolo (cf Col 4,10-14; 2Tm 4,9-12), da lui chiamato “caro medico” (Col 4,14) e come Paolo missionario nel contesto del mondo pagano, inizia la narrazione del Vangelo, affermando di aver fatto “ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato” (1,3). Dopo il prologo (1,1-4), nei capitoli uno e due ci presenta l’infanzia di Gesù che, pur se ha un parallelo in Matteo 1-2, ne è diverso e indipendente. Vi risalta un forte parallelismo tra Giovanni Battista e Gesù, dal quale emerge la differenza tra i due e lo specifico di ciascuno di essi. E’ chiaro chi è Giovanni B. nella storia della salvezza e chi è in essa Gesù, come è chiara la missione dell’uno e dell’altro. Giovanni è Precursore (1,76); Gesù è Figlio di David (1,32), Figlio di Dio (1,35), Salvatore e Cristo Signore (2,11), Luce di rivelazione (2,32), Colui che deve occuparsi delle cose del Padre (2,49). La narrazione del ministero pubblico di Gesù è introdotta proprio dalla predicazione del Battista, insieme alle tentazioni e al battesimo di Gesù. Dopo averci precisato il dato storico (3,1), Luca ci dice che “la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto”. Così Luca ci introduce al contenuto dei capitoli 3-4: la parola di Dio suscita la vocazione di Giovanni, che poi dovrà scomparire per lasciar parlare la Parola (4,32.36), Colui che pronuncia le “parole di grazia” (4,22). Giovanni, presentato come profeta e predicatore, proclama un battesimo di conversione per il perdono dei peccati (3,3 cf At 13,24). Pronuncia parole chiare, sferzanti.
La sua missione profetica si ricollega a quanto dice Isaia: “Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, …Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”. Luca, estendendo la citazione di Isaia fino a “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” (v.6), esprime la dimensione universale del messaggio (cf 2,30) che ci presenta anche nella genealogia, portata fino ad “Adamo, figlio di Dio” (3,38). Le folle da Giovanni sono chiamate a conversione autentica, capace di portare frutti concreti, indicati in maniera dettagliata nei vv 10-14. Non serve appellarsi alla “promessa” per reclamarne privilegi (cf 3,8), bisogna essere uomini che agiscono secondo la “promessa” che abbraccia l’umanità intera, come Dio ha promesso ad Abramo (cf At 3,25; Gen 12,3).
Coloro che stanno ascoltando la predicazione di Giovanni, sentendosi interpellati, chiedono “che cosa dobbiamo fare?”. Si tratta delle folle, ma specificamente anche di pubblicani e di soldati. Cosa fare per vivere veramente? La stessa domanda porrà il dottore della legge (cf 10,24). Giovanni risponde, collocando l’esercizio delle opere degne della conversione nella situazione specifica, propria di chi sta chiedendo cosa fare (cf Lc 3,10-14): una conversione autentica esige un vero cambiamento di vita, a cominciare dalle opere di misericordia raccomandate dallo stesso giudaismo (cf Gb 31,16-20; Is 58,7; Tb 1,17; 12,8). Ed ecco il punto focale della missione di Giovanni e il suo confine da dover precisare al popolo in attesa del compimento della promessa di Dio che viene con il Messia. L’interesse per la predicazione di Giovanni non deve generare equivoci: Giovanni sta preparando la via, il raccordo tra Antico e Nuovo, ma non è lui il Messia (3,16-17).
In unità con l’Antico, ecco il Nuovo che giunge con Gesù: c’è continuità e superamento-compimento da condividere universalmente come popolo in cammino verso Dio.
Cosa ha fatto Giovanni? “Ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù” (At 19,4).
L’attività profetica di Giovanni si snoda e si conclude, esortando, consolando e annunciando la buona novella, senza mai tirarsi indietro. Giovanni evangelizza il popolo di Dio, annunciando e indicando il Messia, colui che battezzerà nello Spirito Santo. Notiamo che c’è pure opposizione all’evangelizzazione: “Erode, biasimato da lui a causa di Erodiade, moglie di suo fratello, e per tutte le scelleratezze che aveva commesso, aggiunge alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione” (vv 19-20).
La storia di Giovanni comincia nel Tempio, prosegue tra i monti, preparando la via del Signore, si conclude da martire per il Vangelo.

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