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Mt 28,1-20

 

Non abbiate  paura, è risorto: per tutta l’umanità

 

   di Paola Geraci

 

 

Ogni volta che leggo il primo versetto di Matteo 28 sento la stessa emozione che ho vissuto una domenica del mese di marzo 1983: erano circa le sei del mattino quando, con un’altra donna, percorrevo a Gerusalemme la strada per raggiungere il sepolcro. Si sentiva il rumore dei nostri passi sul selciato e queste parole del Vangelo ci accompagnavano, mentre le ripetevamo dentro di noi, nel silenzio. 

Non abbiamo visto l’angelo ma  abbiamo avuto conferma che Gesù è risorto per la testimonianza dei credenti, che ci hanno preceduto in 20 secoli.

Ogni evangelista racconta diversamente per annunciare la risurrezione di Gesù; illuminante è stata la spiegazione di p. Marco Adinolfi, il biblista che qualcuno che legge ha conosciuto e ricorderà: “ gli evangelisti non fanno una cronaca ma scrivono quello che serve alla comunità per credere”. Sono testimoni del fatto fondamentale della nostra fede, raccontato con diversi particolari (1Cor 15,14), e sulla loro testimonianza, fissata nei Vangeli, si basa la nostra fede.

Le ultime parole del Vangelo secondo Matteo ci rimandano a 1,23: quel Bambino, il cui nome è stato annunciato Emmanuele-Dio con noi, adesso, che conclude la sua vita sulla terra, garantisce, a tutti coloro che credono in Lui, che sarà con loro tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr 28,.20).

Gli intensi 3 anni di vita pubblica si concludono con l’evento che Gesù più volte aveva preannunciato ( 16,21-23; 17,22-23; 20,17-19), che già nell’Antico Testamento era stato anticipato con episodi vari ( fra tutti Ez 37,1-14).

L’annuncio dell’avvenimento, ”Non è qui. E’ risorto”(v.6) preceduto dal terremoto che tramortisce    i    soldati messi a guardia del sepolcro (27,62-66)   e   richiama   il   terremoto avvenuto   al   momento  della    morte di     Gesù  ( 27,51-53), viene dato  alle donne dall’angelo, che le sostiene con le parole che  troviamo nella Bibbia 365 volte,   parole che  il Signore rivolge a chi si trova davanti a un fatto straordinario, fuori dalla umana esperienza “Voi non abbiate paura”(v.5).

E subito l’angelo incarica le donne del più grande annuncio di tutti i tempi (v.7) e hic et nunc le rende testimoni credibili presso i discepoli, superando la legge che le considerava testimoni non valide.

Gesù conferma questo con l’apparizione “esclusiva” a loro, alle quali si rivolge con le stesse parole che l’angelo dice a Maria “kaire” cioè rallegrati, che nelle traduzioni in uso è diventato “ave” o “salute”(v.9a).

Nelle apparizioni agli Undici, che riportano gli altri evangelisti, il Risorto dice sempre “pace a voi”, alle donne dice “rallegratevi” quasi a farle testimoni e portatrici di gioia, “della gioia grande” e aggiunge ancora “non abbiate paura” conoscendo che nel loro cuore la gioia è mista al timore “andando di corsa a dare l’annuncio ai suoi discepoli” (cfr v.8).

Al saluto le donne rispondono non con parole -il silenzio spesso vale più delle parole- ma con tre movimenti (cfr v.9b): si avvicinano, gli abbracciano i piedi, lo adorano. Questi gesti sono come un paradigma per quanti riconoscono il Risorto: Gesù ha tolto la distanza fra l’uomo e Dio e ci mette in una vicinanza che dalla dimensione fisica, che richiede la presenza, passa alla dimensione spirituale, che lo fa essere sempre presente, anche se non lo vediamo. Si fa toccare i piedi, con lo stesso gesto amorevole della donna che glieli ha lavati con le lacrime e asciugati con i capelli; quei piedi, che Lui ha lavato ai discepoli per indicare il servizio. Ora in silenzio le donne abbracciano i piedi del Risorto e dichiarano a Lui il loro amore e la  disponibilità ad essere a suo servizio. E, infine, lo adorano, perché Gesù è il Signore e a Lui si deve l’adorazione. Non dicono alcuna parola, come farà invece, Tommaso: loro “dicono” l’adorazione con quei gesti che esprimono quanto sentono nel cuore, a differenza di quanto avviene per  gli Undici ”quando lo videro, si prostrarono . Essi però dubitarono”(v.17). Questo, però, non impedisce a Gesù di dare loro il mandato: sa che verrà presto lo Spirito Santo, che  rafforzerà loro la fede.

L’annuncio, che Gesù il crocifisso è risorto, in Matteo è strettamente connesso con l’incontro con i discepoli in Galilea, come aveva annunciato mentre andavano  verso il monte degli ulivi (26,32). Non li incontra a Gerusalemme ma sul monte dove aveva dato loro appuntamento: nella Galilea delle genti, dei pagani, dove aveva iniziato la predicazione(cfr 4,12-17) e da dove inizia la missione della Chiesa “andate dunque e fate discepoli tutti i popoli” (v.19a).

Mentre le donne vanno ad annunciare che Gesù è risorto, le guardie, dapprima tramortite per avere visto l’angelo, si riprendono e vanno dai capi dei sacerdoti per riferire quanto è successo (v.11). E la menzogna costruisce la sua impalcatura (vv.12-14), che ha sotto sempre il denaro “diedero una buona somma di denaro ai soldati (v.12) … quelli presero il denaro” (v.15). E la menzogna cammina ancora lungo i secoli, così pure la Verità, in una continua lotta che si compie nel cuore dell’uomo di tutti i tempi.

Questo però non impedisce a Gesù di dare mandato agli Undici di dare inizio alla Sua Chiesa, col battesimo per tutti popoli che, ricevendolo, diverranno Suoi discepoli e osserveranno il Suo comandamento ”Ama Dio e ama il prossimo”(cfr Mt 22,36-40).

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