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Mt 27,27- 66

 

Gridò a gran voce ed emise lo spirito

 

di Marina Rando

 

 

Siamo alle ultimissime battute della vicenda terrena di Gesù di Nazareth; risalta potentemente la regalità di Gesù, così diversa da come la concepisce il mondo da avere il suo trono nella croce. La croce si staglia al centro della scena, con tutta la sua ombra minacciosa di morte, ma anche col suo potere di attirare a sé ogni sguardo (cfr. Gv19,37), di convocare tutte le genti, quale centro propulsore dell’intera storia umana.

Il brano si apre con una scena parallela a quella della notte precedente in casa di Caifa (26,67-68): lì Gesù era deriso dai Giudei in quanto profeta, qui è deriso dai soldati romani in quanto re. La regalità di Gesù è talmente diversa da quella umana - che usa il potere per opprimere, per prevaricare e farsi servire - che diventa una regalità da burla. I soldati si accaniscono con particolare violenza sul Condannato e, forse, scaricano su di lui gli abusi di autorità e le umiliazioni che anch’essi subiscono dai loro superiori. Gesù è solo, abbandonato dai suoi più stretti seguaci, eppure il racconto è costellato di personaggi minori, quasi discepoli silenziosi che compaiono sulla scena nelle ore più tragiche della vita del Figlio di Dio. È il caso, ad esempio, di Simone di Cirene, un altro Simone, assolutamente sconosciuto, che appare qui quasi a sostituire quello che ha appena rinnegato Gesù. È vero, il suo portare la croce è una costrizione dei soldati; resta però il fatto che, aiutando il Redentore a terminare il percorso, coopera suo malgrado all’opera della Redenzione. Mi sono sempre chiesta cosa avrà provato Simone nell’incontrare lo sguardo di quel condannato, sguardo lucido e profondo nonostante le sofferenze, più eloquente di mille parole, sguardo che sa penetrare sino in fondo al cuore e che paradossalmente –data la situazione  - consola, piuttosto che essere consolato!

Nella Passione descritta dal primo Vangelo risalta l’obbedienza di Gesù, che adempie in tutto le Scritture. Particolarmente insistenti, nel nostro brano, sono i richiami al salmo 22: Gesù è il giusto perseguitato che, malgrado i momenti di prova estrema, di sofferenza, di buio, conserva una fiducia totale in un Padre che non abbandona, nonostante l’apparente fallimento. Oggetto di scherno e derisione, il Crocifisso tace; parla per lui il titulus apposto sopra la croce che, pur nella beffa, dice la verità, proclamandolo Re!

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