
Nato a Castel di Lucio, in provincia di Messina, il 29 novembre 1918 ed è stato battezzato col nome di Liborio. Fin dalla fanciullezza è stato attratto da Francesco d’Assisi dal quale, come spesso diceva, aveva appreso a leggere il Vangelo come luce e norma di vita. Entrato Giovanissimo nel collegio Serafico di Acireale (CT), il 3 ottobre 1934 veste l’abito francescano a Bronte, dove compie il noviziato, emette la professione temporanea il 4 ottobre1935 e quella solenne il 25 dicembre 1939. Compie gli studi filosofici ad Acireale e a Palermo – S. Maria di Gesù. Riceve l’ordinazione sacerdotale a Bagheria(PA) il 12 giugno 1943.
Vive la sua vita francescana è sacerdotale nei conventi di Bagheria, Palermo – La Gancia e S. Maria di Gesù e soprattutto…. Sulle strade del mondo.
“lo voglio custodire fedelmente il deposito che Dio mi ha affidato senza la mia volontà e, forse contro la mia volontà. Il deposito per me è questo: Incarnare nella mia vita la Sua Parola e aiutare gli uomini, miei fratelli, a realizzare nella propria vita questo grande mistero. Predicare il Vangelo ad ogni Creatura impegnandomi totalmente e impegnando quanti vogliono accogliere il carisma concessomi, nel dovere della evangelizzazione. Formare persone qualificate che dopo avere incarnato nella propria vita la Parola si impegnano nello spirito e nella vita del Movimento, a generare misticamente la Parola per la salvezza del mondo.”
Leggendo la Lettera Apostolica in forma di «Motu Proprio» di papa Francesco“Aperuit Illis”, non si può non costatare che quanto scrive il Sommo Pontefice oggi, lo ritroviamo come ispirazione profetica nell’esperienza e negli scritti di Padre Placido Rivilli.
Gesù ha detto: “Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26). Lo Spirito parla alla Chiesa perennemente e, spesso, si fa strada attraverso i “piccoli” che prestano ascolto e, con tenacia e amore, accolgono le Sue ispirazioni e le traducono in vita, non soltanto per se stessi, ma per la Comunità cristiana in mezzo alla quale il Signore li invia come profeti e apostoli.
Padre Placido Rivilli ha ricevuto quel dono, quella rivelazione riservata ai “piccoli” per la quale Gesù un giorno ha reso lode al Padre. Egli ha avvertito l’urgenza dell’ascolto della Parola Dio, di Gesù presente nell’A.T. come promessa, nel N.T. come attuazione della salvezza; l’urgenza dell’annunzio del Vangelo a tutti gli uomini, ad ogni uomo su tutta la terra, perché per tutti Gesù si è incarnato, per tutti ha donato la vita.
L’incipit dell’annunzio è dato al giovane padre Rivilli dalla domanda postagli dai giovani su come ricostruire la propria vita e la realtà circostante, distrutte dalla seconda guerra mondiale. L’unica strada che egli sa indicare è quella della Parola di Dio nella quale ricercare il senso degli eventi vissuti e la forza per ricominciare: Parola da ascoltare, incarnare e annunciare.
Da qui nasce l’esperienza del Cenacolo del Vangelo e, quindi, del Movimento Crociata Francescana, – denominato poi Crociata del Vangelo e, oggi, Presenza del Vangelo – e il desiderio di padre Rivilli, profeta e precursore, che in tutta la Chiesa si avverta la sua stessa urgenza dell’annunzio del Vangelo a tutti gli uomini e non soltanto a pochi privilegiati, perché per tutti Dio ha parlato, per tutti Gesù si è incarnato, è morto ed è risuscitato. L’avvento del Concilio Vaticano II, dopo quasi un ventennio, risponde a questo suo desiderio.
Leggiamo nella Costituzione Dogmatica Dei Verbum al n. 25 “il santo Concilio esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere «la sublime scienza di Gesù Cristo » (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture…” e al n. 26 esorta “allo studio dei sacri libri « la parola di Dio compia la sua corsa e sia glorificata» (2 Ts 3,1), e il tesoro della rivelazione, affidato alla Chiesa, riempia sempre più il cuore degli uomini”.
L’Esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi del santo papa Paolo VI al n. 14 recita: “Noi abbiamo inteso, al termine della grande Assemblea dell’ottobre 1974, queste parole luminose: «Vogliamo nuovamente confermare che il mandato d’evangelizzare tutti gli uomini costituisce la missione essenziale della Chiesa», compito e missione che i vasti e profondi mutamenti della società attuale non rendono meno urgenti” (cf. EN nn. 21 e 22).
In tutti questi anni la Chiesa ha tracciato un lungo percorso di accostamento alla Parola di Dio. Il papa Giovanni Paolo II ha tanto scritto e insistito sulla Nuova Evangelizzazione, sull’annuncio di Gesù Cristo morto e risorto e il papa Benedetto XVI, nell’Esortazione apostolica Verbum Domini, a conclusione del Sinodo dei Vescovi sulla parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, ne dà ampia esplicitazione e orientamenti pratici (cf. V.D. 73).
Papa Francesco, per aiutare i fedeli “a comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo” (Lett. ap. Misericordia et misera, 7), con la sua lettera apostolica ‘Aperuit Illis’ propone la “celebrazione di una Domenica della Parola di Dio”. Ciò mi riporta all’esperienza di Padre Rivilli che il 12 giugno 1949 scriveva “La “Crociata del Vangelo” organizza giornate e settimane del Vangelo, corsi di studio, scuole del Vangelo”; io stessa ho partecipato ad alcune di queste giornate e settimane celebrate in tante parrocchie di diverse diocesi.
Come si svolgevano?
Secondo un rito liturgico che lo stesso padre Rivilli aveva formulato, nella celebrazione eucaristica ad apertura della missione, veniva intronizzato il testosacro (cf. Aperuit Illis 3) è lì rimaneva tutti i giorni della missione, e ancora dopo, a perenne memoria, per evidenziare la centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa e di ogni battezzato.
Nel novembre 1952, a conclusione di un convegno del movimento Crociata del Vangelo, scrive: “Quel Libro – il Vangelo – era spalancato, nei giorni del Convegno, sotto gli occhi di tutti e negli occhi di tutti erano vivi i riflessi della luce che da quel Libro inesauribilmente scaturisce.
E deve restare spalancato – come in quei giorni – questo Libro! E quella luce deve continuare a fissarsi negli occhi di tutti, fino a che una sintesi perfetta non l’abbia trasformato in vita, nella vita di ogni uomo. Deve restare spalancato, non perché lo vogliamo noi, ma perché sono gli uomini, tutti gli uomini a volerlo, con noi e come noi”.
Ancora papa Francesco mette in evidenza che “È fondamentale, infatti, che non venga meno ogni sforzo perché si preparino alcuni fedeli ad essere veri annunciatori della Parola con una preparazione adeguata…” (ib. 3). P. Rivilli riteneva indispensabile la formazione dei missionari del Vangelo: “Occorre anzitutto formare gli apostoli del Vangelo, un esercito di volontari che, superando nella rinunzia e nel sacrificio i confini di una fede individualistica, sia deciso a portare in tutti i modi e con tutti i mezzi il Vangelo in ogni settore della vita umana; uomini che vivano continuamente nella luce di Cristo e nella fiamma della sua carità e che aprendo il Vangelo non restino insensibili alle esigenze del Regno di Dio. È quindi di immediata necessità che si possa disporre di uomini che, spiritualmente e tecnicamente preparati, diventino gli araldi del Vangelo” (P. Rivilli, ottobre 1950).
“Questa preparazione si compie nei nostri Cenacoli che, più che una semplice riunione, devono essere le cellule viventi del grande organismo che è la Chiesa e i centri diffusori della luce e della carità del Vangelo… Nel Cenacolo si realizza la formazione personale nello spirito del Vangelo, ma anche nello spirito del Corpo Mistico per cui non è possibile credere nella perfezione di uno senza che essa implichi anche la perfezione di tutti” (P. Rivilli, aprile 1951).
“Il Cenacolo, dato lo scopo formativo della Crociata, non è necessariamente formato da intellettuali (cf. Aperuit Illis 4); anzi esso è spesso alimentato dalla fede semplice dell’operaio, della giovane casalinga; in una parola la “Crociata del Vangelo” è la Crociata dell’uomo a qualsiasi categoria egli appartenga, per quanto si tenga nella giusta considerazione il valore della cultura alla quale non si vuol dare però un valore esclusivo” (P. Rivilli, giugno 1949).
Per padre Rivilli “Il Vangelo non è un libro, è la Sua presenza, è Lui che parla con te e più il Vangelo sarà il tuo libro, più Egli sarà presente, vivo in te. Di fronte al Vangelo c’è un solo atteggiamento degno della sua rivelazione: l’atteggiamento suggeritoci dal Padre al momento della Trasfigurazione sul monte Tabor: «Ascoltatelo» (Mt 17,5)” (P. Rivilli, Evangelizzare, p.117).
“Prima di essere una parola scritta il Vangelo è una parola viva! Andate e predicate il Vangelo! non andate e scrivete! ma andate e predicate, ha detto Cristo” (Febbraio 1948) (cf. Aperuit Illis n.11).
Padre Rivilli ci ha lasciato un’eredità che ci rende responsabili davanti a Dio e alla Chiesa. Oggi più che mai al movimento Presenza della Vangelo viene chiesto di essere un “Movimento a servizio della Parola”.
Maria Concetta Gelsomino