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Mt 23,1-39

 

Guai a voi che chiudete il Regno dei cieli davanti alla gente

 

 

di Annarita Capasso

 

 

In questo capitolo, l’evangelista ha raccolto molte parole polemiche del Signore, per mettere in evidenza il vertice della rottura fra Gesù e i farisei. Un’opposizione delineata fin dall’inizio del ministero in Galilea e che raggiunge il suo culmine nelle controversie a Gerusalemme, dopo l’entrata messianica (21,1-11) e la purificazione del tempio (21,12-17).

Il discorso è composto da un’introduzione, seguita da sette “guai” contro gli scribi e i farisei, e una conclusione. Nell’introduzione Gesù condannando le contraddizioni degli scribi e dei farisei, rimprovera loro l’incoerenza (“legano pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito”) e la ricerca di sé (“allargano i loro filatteri e allungano le frange, amano i posti d’onore nei conviti”). Gesù in modo diretto, inequivocabile, denuncia il loro arrivismo, la loro autoreferenzialità, la loro bramosia di apparire come grandi, importanti, superiori agli altri, con l’aggravante della motivazione religiosa per cui “sulla fronte portano le parole della legge più grandi del solito e le frange dei loro mantelli sono più lunghe di quelle degli altri”, e questo per esibire uno straordinario attaccamento alla parola di Dio.
E ancora Gesù denuncia il loro desiderio di primeggiare negli incontri e nelle piazze, nei banchetti, nelle sinagoghe, di ricevere saluti di riverenza e ossequio. Tutto questo distrugge l’uguaglianza, la pari dignità, la fraternità. “Non fatevi chiamare capi, maestri, padri,…” perché uno solo è il Padre a cui si ispirano i padri; uno solo è il Maestro da cui tutti impariamo; uno solo il capo da cui apprendiamo il servizio umile e disinteressato agli altri: il più grande nella comunità infatti è colui che è disponibile, che serve il bene comune. Nel leggere questi testi fortemente contrari ai farisei dobbiamo prestare molta attenzione a non essere ingiusti contro il popolo ebreo.

Noi cristiani, durante secoli, abbiamo avuto atteggiamenti molto severi contro i giudei, credendo di agire secondo gli insegnamenti del vangelo, ma non abbiamo capito nulla.

Da queste parole dobbiamo meditare e scoprire il suo vero obiettivo: Gesù non condanna l’uomo, a cui ri

volge la sua attenzione salvifica, ma condanna la mancanza di coerenza e la mancanza di sincerità nella relazione con Dio e con il prossimo. Lui sta parlando di ipocrisia tanto quella di ieri come della nostra, oggi!

L’errore di fondo è proprio la incoerenza:“Dicono, ma non fanno”.

Gesù enumera i diversi punti che rivelano l’incoerenza. Alcuni scribi e farisei imponevano pesanti leggi sulla gente. Loro conoscevano bene le leggi, però non le praticavano, né usavano la loro conoscenza per alleggerire il carico sulle spalle della gente. Facevano tutto per essere visti ed elogiati, si servivano di tuniche speciali per la preghiera, a loro piacevano i primi posti ed essere salutati sulla piazza pubblica. Volevano essere chiamati “Maestro”. Rappresentavano un tipo di comunità che manteneva, legittimava e alimentava le differenze di classe e di posizione sociale. Legittimava i privilegi dei grandi e la posizione inferiore dei piccoli. Ora, se c’è una cosa che a Gesù non piace è l’apparenza che inganna. Con il tempo, i farisei si afferrano al potere e non ascoltano più gli appelli della gente, né la lasciano parlare. La loro osservanza era così stretta e rigorosa che si distanziavano dal resto della gente. Per questo erano chiamati “separati”. Da qui nasce l’espressione “mentalità farisaica". E’ tipica delle persone che pensano soltanto a loro stessi, credendo di conquistare la giustizia mediante un’osservanza rigida e rigorosa della Legge di Dio. Generalmente, sono persone che hanno paura, che non hanno il coraggio di assumere il rischio della libertà e della responsabilità, e si nascondono dietro le leggi e le autorità. Quando queste persone ottengono una funzione importante, diventano dure e insensibili per nascondere la propria imperfezione.

Questa dissociazione dalla vita, dalla storia, dalle storie delle persone è evidenziato ancor maggiormente dalla seguente osservazione: “Preparano pesi impossibili da portare e poi li mettono sulle spalle degli altri: ma da parte loro non vogliono muoverli neppure con un dito”

Queste parole ci interpellano e chiedono una maggiore coerenza partendo da noi, nella Chiesa tutta, nel mondo civile, politico, amministrativo, economico, per essere veramente liberi da ogni forma di bruttezza, inganno, ipocrisia, falsità, corruzioni, illegalità, immoralità ed essere costruttori di un mondo più giusto, più pulito, più a misura d’uomo

volge la sua attenzione salvifica, ma condanna la mancanza di coerenza e la mancanza di sincerità nella relazione con Dio e con il prossimo. Lui sta parlando di ipocrisia tanto quella di ieri come della nostra, oggi!

L’errore di fondo è proprio la incoerenza:“Dicono, ma non fanno”.

Gesù enumera i diversi punti che rivelano l’incoerenza. Alcuni scribi e farisei imponevano pesanti leggi sulla gente. Loro conoscevano bene le leggi, però non le praticavano, né usavano la loro conoscenza per alleggerire il carico sulle spalle della gente. Facevano tutto per essere visti ed elogiati, si servivano di tuniche speciali per la preghiera, a loro piacevano i primi posti ed essere salutati sulla piazza pubblica. Volevano essere chiamati “Maestro”. Rappresentavano un tipo di comunità che manteneva, legittimava e alimentava le differenze di classe e di posizione sociale. Legittimava i privilegi dei grandi e la posizione inferiore dei piccoli. Ora, se c’è una cosa che a Gesù non piace è l’apparenza che inganna. Con il tempo, i farisei si afferrano al potere e non ascoltano più gli appelli della gente, né la lasciano parlare. La loro osservanza era così stretta e rigorosa che si distanziavano dal resto della gente. Per questo erano chiamati “separati”. Da qui nasce l’espressione “mentalità farisaica". E’ tipica delle persone che pensano soltanto a loro stessi, credendo di conquistare la giustizia mediante un’osservanza rigida e rigorosa della Legge di Dio. Generalmente, sono persone che hanno paura, che non hanno il coraggio di assumere il rischio della libertà e della responsabilità, e si nascondono dietro le leggi e le autorità. Quando queste persone ottengono una funzione importante, diventano dure e insensibili per nascondere la propria imperfezione.

Questa dissociazione dalla vita, dalla storia, dalle storie delle persone è evidenziato ancor maggiormente dalla seguente osservazione: “Preparano pesi impossibili da portare e poi li mettono sulle spalle degli altri: ma da parte loro non vogliono muoverli neppure con un dito”

Queste parole ci interpellano e chiedono una maggiore coerenza partendo da noi, nella Chiesa tutta, nel mondo civile, politico, amministrativo, economico, per essere veramente liberi da ogni forma di bruttezza, inganno, ipocrisia, falsità, corruzioni, illegalità, immoralità ed essere costruttori di un mondo più giusto, più pulito, più a misura d’uomo

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