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Luca 6,36-49

 

Amore fraterno, la pagliuzza e la trave, l'albero e la casa sulla roccia 

 

di Antonio Leotta

 Il contesto è quello del discorso sulle beatitudini. È uno dei discorsi in cui Gesù riformula la legge dei profeti, portandola a compimento, perfezionandola.

Il riferimento di ogni relazione umana è fissato da Gesù in Dio Padre misericordioso, la cui misericordia è espressione del Suo essere perfetto (Mt 5, 48). L’avere a cuore la miseria dell’altro è una attitudine di chi vuole colmare quella miseria, rispettando la libertà del povero di collaborare per aspirare alla perfezione, alla santità. Questa libertà del povero sta nell’accettare o meno la Parola del Padre.
Ne seguono dei comandamenti. I primi due in negativo, non giudicate e non condannate. Gli altri due in positivo: perdonate e date.
Se non si giudica e se non si condanna, non si verrà né giudicati né condannati. Giudicare e condannare sono atteggiamenti che presumono una posizione di superiorità di chi li assume rispetto al prossimo, che invece è pari a lui, essendo il proprio fratello. Questa posizione di superiorità equivale a mettersi al posto di Dio Padre, pretendendo di riuscire a vedere il cuore del proprio fratello. È, quindi, un atteggiamento di arroganza e di prepotenza giudicato e condannato dal Padre, il solo che può scrutare i cuori. Per questo non giudicate e non verrete giudicati. Non condannate e non verrete condannati.
Se, poi, si perdona e si dona si va oltre ogni misura, assaporando il senso di infinito. Perdonare e donare sono due verbi collegati che consentono in chi li pratica di superare ogni misura in più sensi. Intanto perché non esiste un limite, a volte, in cui perdonare, e anche perché non esiste una misura per l’offesa da perdonare. Ma se il perdono presume una offesa ricevuta, il dono presume la sola libertà del donatore di donare al fratello ciò che lui ha già ricevuto in dono dal Padre. Dimenticare la misura è andare oltre i vincoli del materiale, perché ciò che è spirituale non ha misura ed è quello che ci viene dato in cambio dal Padre, unica origine del nostro Spirito.
La parabola del cieco che guida un altro cieco e la metafora della pagliuzza e della trave sono espressioni con cui Gesù contrappone la presunzione e l’ipocrisia alla misericordia. L’essere misericordioso del Padre viene reso da Luca con un termine che letteralmente vuol dire uterino, e giustifica così un noto Angelus di Papa Giovanni Paolo I, dove Dio viene appellato anche come Madre. La condivisione di questo amore materno è ciò che dovrebbe regolare le relazioni tra fratelli.
Come esito della vita di un seme che muore nella terra per risorgere alla luce, l’albero, come l’uomo, si erge verso il cielo, cui tende. I suoi frutti sono della stessa natura del suo cuore. Per questo chi solo ascolta la Parola, ma non la mette in pratica, è simile a un uomo che, costruendo una casa sulla terra, non ne crea le fondamenta e questa sarà distrutta dal fiume in piena. L’uomo che invece mette in pratica la Parola è come chi costruisce una casa, creando le fondamenta. La Parola del Padre è la casa dove l’uomo si rifugia. Mettere in pratica la Parola significa scavare le fondamenta per portarla nella propria vita, per abitarla. Luca sottolinea lo sforzo del costruttore per esprimere la necessità richiesta da Gesù di far seguire all’ascolto della Parola un comportamento conseguente. Ma se il comportamento richiesto è essere misericordiosi come il Padre, allora si tratta di un’azione del cuore che si pone sul piano interiore, quello dell’essere.
Difficilmente sono riuscito ad avere a cuore la miseria di mio fratello. Specie quando da quella miseria sono scaturite delle offese. Ho mancato spesso nella voglia di giustificare quelle offese, tendendo invece a giudicare e condannare lo stesso fratello che me le aveva rese, considerando la sua persona come oggetto di giudizio e di condanna. Il frutto che è maturato in me non è venuto dalle offese del fratello, ma dal lievito del mio stesso atteggiamento di giudizio e di condanna. Per propormi di avere più a cuore la miseria di mio fratello voglio ricordarmi ogni giorno come il Padre ha a cuore la mia.

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