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 Luca 2,41-52

 

Gesù dodicenne tra i dottori del tempio

di Graziella Napoli

La nostra pericope conclude la lunga e singolare narrazione lucana sull’infanzia di Gesù: narra un episodio molto noto alla pietà popolare, del quale siamo invitati a cogliere, con l’aiuto dello Spirito Santo, la rivelazione del mistero pasquale di Cristo e le indicazioni più significative per la nostra vita di fede.
Il brano mette in evidenza il tempo ed il luogo in cui si verificano lo smarrimento ed il ritrovamento di Gesù. Egli, avendo compiuto dodici anni (l’età dell’adultità per gli ebrei), con i suoi genitori si reca al tempio di Gerusalemme, secondo quanto prescriveva la legge di Mosè (cf Es 23, 14-17).
A Gerusalemme, la città santa, nel Tempio, tra i dottori della legge, in occasione della Pasqua, festa durante la quale si sacrificava e si consumava l’agnello pasquale, Egli rivela la sua identità di Figlio di Dio, disceso sulla terra e fattosi uomo, per realizzare il progetto salvifico del Padre, che prevede la salvezza di tutti gli uomini, mediante il suo mistero di morte e resurrezione.
A Gerusalemme, Maria e Giuseppe cominciano a perdere Gesù, a sperimentare il dolore del distacco, l’ansia della ricerca, la gioia del ritrovamento, ma anche la meraviglia dei genitori che si ritrovano in presenza di un figlio che non riescono più a comprendere, almeno pienamente. L’evangelista Luca sottolinea magistralmente la sorpresa dolorosa e lo stupore faticoso proprio di chi scopre nella creatura amata e conosciuta da sempre la rivelazione di una persona completamente altra: lo ritrovano, infatti, dopo tre giorni (chiaro il riferimento alla dimensione pasquale dei tre giorni) di affannosa ricerca, nel tempio, intento a conversare con i dottori della legge, della quale si rivela un conoscitore così profondo da suscitare la meraviglia dei suoi interlocutori. Egli si rivela come l’unico vero Maestro, l’unico autorevole interprete della Parola di Dio, disceso dal cielo per darle pieno compimento.
A Gerusalemme, nel Tempio – casa di Dio, Gesù rivela la piena consapevolezza della sua unica e totale appartenenza al Padre e l’unica vera ragione della sua missione sulla terra: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io debbo occuparmi di quanto riguarda il Padre mio?”. Anche qui l’evangelista Luca ricorre all’espressione verbale bisogna-dei (in lingua greca), che nei suoi scritti usa sei volte circa, quando vuole mettere in evidenza il riferimento alla passione e morte di Gesù in quanto compimento di una profezia.
“Essi però non compresero ciò che aveva loro detto”, annota l’evangelista, facendo emergere lo stato di confusione di Giuseppe e Maria, dinanzi al comportamento del Figlio che, da un lato afferma con forza la sua figliolanza divina, mentre dall’altro torna con loro a Nazaret, riprendendo la vita quotidiana familiare e stando loro sottomesso.
Mi sembra che, nel nostro cammino di fede, ci possa essere di grande aiuto l’atteggiamento della Vergine Madre, della quale viene detto che conservava tutte queste cose in cuor suo.
Maria non comprende il Figlio, almeno non ne comprende pienamente il mistero nella sua totalità e nella sua definitività, ma ha bisogno, come ogni discepolo, di porsi in un atteggiamento di ascolto e di accoglienza della Sua rivelazione che avverrà gradualmente: ella verrà introdotta nella sua conoscenza, accoglienza, comprensione, dall’azione dello Spirito Santo, che l’aiuterà a mettere insieme (sumballousa: Lc 2,19) ) le parole e gli eventi che riguardano il Figlio, illuminandosi e completandosi a vicenda (DV,2).
Mi piace sottolineare, in questo particolare momento della mia vita di fede, come la rivelazione del mistero della volontà di Dio e del suo progetto salvifico relativo al Figlio, alla Vergine Maria e alla vita di ciascun credente, emerga dalla fedeltà alla vita ordinaria, dall’osservanza della legge, dalla capacità di lasciarsi stupire dall’irruzione dell’azione dello Spirito, che presuppone un cuore docile e pensante, aperto alla novità di Dio e capace di interpretarla, comunque si manifesti.
Vado comprendendo un po’ meglio che il cammino verso una fede sempre più autentica e matura attraversa tutta l’esistenza ed esige il coraggio di un’incessante ricerca di Dio e la disponibilità a sperimentare il dolore della sua perdita, al fine di permettergli di rivelarci un aspetto sempre nuovo del suo volto, come la sposa del Cantico dei Cantici, come la Vergine Maria.
L’evangelista Luca sottolinea con forza l’angoscia di Maria e di Giuseppe quando scoprono la perdita di Gesù: Egli non è più con loro, ma nemmeno nella comitiva, nemmeno tra i parenti. Inizia così una ricerca della significativa durata di tre giorni, trascorsi i quali Lo ritrovano nel Tempio, uguale e diverso, come appare Gesù ai suoi discepoli dopo la sua morte e resurrezione.
Signore, anche a me, oggi, capita di non comprendere appieno la rivelazione del tuo mistero di morte e resurrezione e di soffrire per la tua perdita. Concedimi, per l’intercessione della Vergine Maria, il coraggio di sapere attendere i tuoi tempi, di continuare a cercarti e di sapere accogliere ogni tua rivelazione, comunque tu voglia manifestarti a me. Amen!

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