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Mt 19,16-30

 

Tra desiderio e scelta: che cosa mi manca?

 

 

di Maria Ferrera

 

 

Gesù è in cammino verso la Giudea, quando gli si avvicina un uomo, non sappiamo chi è, Matteo riferisce che era un uomo buono, giovane, ricco che aveva sempre osservato i comandamenti ed era animato da un grande desiderio di vita vera. Questo giovane aveva tanta voglia di sentire le parole di Gesù e con entusiasmo chiamandolo “ maestro” gli pone una domanda che nelle scuole rabbiniche di allora era molto frequente: che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna? Domanda piuttosto personale “cosa devo fare di buono” Gesù risponde, come è solito fare, con una controdomanda, ma prima ribadisce che solo Dio è buono e gli ricorda che per avere la vita eterna deve osservare la sua volontà espressa nei comandamenti. Il giovane chiede ancora: “Quali?” e Gesù elenca tutti quelli che riguardano il rapporto con il prossimo.

Questo giovane era un pio ebreo, un uomo religioso che fin da ragazzo aveva osservato i comandamenti anche quello di amare il prossimo. Ma per la felicità gli manca qualcosa, conosce la strada che porta alla vita eterna, è già in cammino, ma sente che c’è ancora qualcosa che gli sfugge e che solo Gesù può dirglielo e chiede: che cosa mi manca? Gesù allora lo invita a fare un salto, a fare una scelta di essenzialità e gli fa una seconda proposta: per essere perfetto e completo umanamente e spiritualmente occorre saper donare! “ Va’ vendi quello che possiedi” Gesù gli sta chiedendo di dare se stesso agli altri, di liberarsi dalle sue paure, dal suo io, dal suo egoismo, dalla sua arroganza “e vieni! Seguimi!”… per vivere una vita libera, da uomo di fede e non soltanto da religioso.

Libero e adulto nella fede è chi ama senza possedere, persone e cose…questa è la strada per la felicità.

Sentendo ciò si fece scuro in volto e se ne andò triste perché possedeva molti beni. Sottolinea Papa Francesco in una sua omelia: “ Il suo cuore era inquieto, era un cuore pieno e lui non ha avuto il coraggio di svuotarlo. Era un uomo buono: non aveva mai rubato, mai truffato, erano ricchezze oneste. Ma il suo cuore era

imprigionato lì e non aveva la libertà di scegliere, le ricchezze materiali hanno scelto per lui”.

Il giovane ricco, se ne torna rattristato, la vita eterna era rimasta solo un desiderio. Nel regno dei cieli si entra leggeri perché tutto ciò che è in più diventa zavorra, peso, bisogna soltanto riempirci di Dio. Gesù poi si rivolge ai suoi discepoli per metterli in guardia contro la ricchezza poiché è di ostacolo alla vita eterna, come ha già detto in Mt 6, 24 e lo fa con un linguaggio iperbolico: come il cammello non entra nella cruna di un ago allo stesso modo un ricco nel regno di Dio. E’ chiaro che Gesù non ce l’ha con i ricchi, ma con l’attaccamento a tutto ciò che non è Dio.

Nel sentire queste parole i discepoli stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?» Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». La salvezza è un dono. Le opere buone che noi facciamo ci spalancano la porta del cielo. Pietro chiede quale sarà la ricompensa per loro che hanno lasciato tutto e lo hanno seguito “che cosa ne avremo?” Gesù risponde in modo solenne e con toni “apocalittici ed escatologici” parla del mondo futuro dove si realizzerà il giudizio e il Figlio dell’uomo ritornerà e apparirà seduto sul trono e con Lui anche i discepoli per giudicare le dodici tribù di Israele”. Questo discorso è valido anche per i discepoli di tutti i tempi dicendo che chiunque avrà lasciato case, moglie, figli, madre e averi per il suo nome riceverà il centuplo ed erediterà la vita eterna. Infine Gesù avverte che: “ molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno i primi”. Gesù assicura i suoi che avranno la vita eterna, ma non ci saranno privilegiati, alla sequela di Gesù si andrà con l’ umiltà e la semplicità dei bambini.

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